La mancanza di una adeguata risposta di Regione Liguria alla richiesta di traslazione dei termini per l’invio dei rapporti di efficienza energetica, anche in ottica Covid e seconde case, ha fatto cadere ogni residuo alibi.

Le problematiche sono antecedenti alla pandemia, ma aggravate dall’attuale situazione. Agli impiantisti in questi anni sono stati richiesti impegni in termini di personale e formazione, ma è mancata la stessa assunzione di disponibilità e chiara finalità di intenti da parte della Regione.

Dal 2016 ad oggi sono 1620 le aziende impiantistiche iscritte al Caitel (CAtasto degli Impianti TErmici della Liguria) e risultano 548.825 gli impianti censiti. Calcolando il totale dei residenti della Liguria di 1.551.000 (Genova 841.000; Savona 276.000; Imperia 214.000; La Spezia 220.000) e considerando mediamente un appartamento ogni 2 abitanti, abbiamo circa 750.000 impianti (da Fonte Inps nel 2019 sono 767.728 le famiglie in Liguria). A tale stima aggiungiamo i numeri delle seconde case della nostra regione per un totale di 333.000 (Genova 98.000; Savona 107.000; Imperia 92.000; La Spezia 36.000). Abbiamo dunque una stima totale degli impianti in Liguria intorno ai 1.100.00 elementi e una percentuale degli stessi censiti che risulta di poco vicina al 50%, esclusi gli impianti ad uso industriale. La situazione è urgente in termini di sicurezza e merita la dovuta attenzione. Gli impiantisti di Cna Liguria sono dunque pronti nel dare un segnale forte che porti a concrete azioni, valutando anche la restituzione delle credenziali di accredito al Caitel (CAtasto degli Impianti TErmici della Liguria) e contestando anche il pagamento del bollino, vista la mancanza di azioni divulgative sui temi della sicurezza impiantistica e concreto sostegno all’efficientamento. La manutenzione resta obbligatoria e necessaria, ma vanno verificate le finalità alle quali sono state destinate le risorse quando parliamo di bollino.

“Non abbiamo la possibilità di recuperare in tempi così stretti il lavoro accumulato – spiega Davide Mazzola Presidente Impiantisti Cna Liguria -. A seguito dell’emergenza pandemica le imprese hanno dovuto riorganizzarsi, in alcuni casi attivare le casse integrazioni, in altri, addirittura, fronteggiare direttamente casi di positività al Covid19 in azienda. La prima delibera di Regione Liguria era in accordo con le associazioni, mentre ora la nostra sensazione è che le richieste non vengano adeguatamente considerate. La categoria svolge con il controllo periodico di pulizia ed efficienza un servizio fondamentale per la sicurezza di tutti, e per presenza e dimensioni in Liguria parlano i numeri: sono circa 1000 le imprese nel settore Installazione impianti termici (cod. Ateco 43.22) di Genova e provincia di cui circa 250 i manutentori; nella provincia di Savona sono 500 imprese di cui 170 i manutentori; nell’imperiese il numero complessivo degli installatori del comparto termico è di 285 addetti, di cui manutentori 102; nello spezzino le imprese di impiantistica sono circa 300 di cui 80 i termotecnici. Con una media regionale di almeno sei dipendenti per azienda, il totale degli occupati nel settore in Liguria è di oltre 3.500 operatori. Viste le dimensioni del comparto e a fronte dei nostri impegni in questi anni pretendiamo risposte puntuali, per ottenere un deciso “cambio di rotta” siamo pronti anche a gesti eclatanti quale quello della restituzione delle credenziali di registrazione a Caitel, mantenendo al contempo, per preservare i livelli occupazionali e la sicurezza degli impianti, tutte le attività di manutenzione periodica prescritte da norme e leggi”.

“Abbiamo lavorato affrontando le nuove problematiche dettate dal Covid -, prosegue Matteo Moretti, Presidente Impiantisti Cna Genova -, che hanno rappresentato un ulteriore aggravio. Ma, sono anni che le nostre aziende si impegnano, investendo in formazione e personale, per garantire la massima professionalità agli utenti. La creazione del Caitel è nata dalla volontà di registrare, verificare e monitorare gli impianti termici presenti in Liguria. A fronte del nostro impegno in termini di tempo, risorse umane ed economiche qual è la risposta da parte della Regione? La campagna informativa non è mai decollata e per lo sviluppo di App o di altri strumenti la risposta è da tempo la stessa: non ci sono risorse. Tuttavia, il bollino ha un costo di 24 euro che vengono versati interamente nelle casse degli enti. Ci chiediamo, dunque, per quali finalità vengano utilizzate questi soldi”.

“A fine anno, in questa situazione di emergenza, non eravamo in condizioni di sapere quanto tempo avremmo avuto per la comunicazione degli allegati – dichiara Andrea Bellone, Portavoce degli Impiantisti per Cna Imperia – se non ci fossimo adoperati, con le altre associazioni di rappresentanza, per redigere una lettera unitaria rivolta alla Regione Liguria che denunciasse in che modo la pandemia stesse impattando sulle nostre aziende. Le aziende hanno affrontato casse integrazioni e problemi legati al Covid, non meritano ora di essere lasciate affogare nella burocrazia”.

“Quando si è intrapreso il percorso per la costituzione del Caitel sono state esposte volontà ben chiare da parte della Regione, in presenza anche delle associazioni di tutela dei consumatori -. Sottolinea Giuseppe Vitellaro, delegato per i manutentori di Cna Savona -. Le nostre imprese hanno fatto la propria parte. Ora rischiamo che le energie profuse dopo cinque anni di riunione vengano sprecate. Non si presta la dovuta attenzione al comparto e al problema. Vengono solo fornite frettolose risposte su argomenti tecnici, non considerando la questione con la dovuta attenzione anche dal punto di vista politico nell’impatto verso le aziende e verso i cittadini”.

“Solo nella provincia spezzina oltre il 50% degli impianti non sono ancora stati censiti – aggiunge Errico Castellini, portavoce della categoria impiantisti di Cna La Spezia – Alla situazione va posto rimedio, altrimenti a pagarne le conseguenze saranno la sicurezza dei cittadini e una peggiore qualità dell’aria che tutti noi respiriamo. I controlli vengono eseguiti sugli impianti censiti, quindi al 90% in regola, e praticamente mai su quelli non censiti e potenzialmente più pericolosi. La mancanza di verifiche e di impianti presenti sul catasto comporta una riduzione della metà delle risorse che comunque avrebbero dovuto essere investite per un’adeguata campagna di sensibilizzazione della popolazione a fronte alla necessità di controllare e far mantenere periodicamente gli impianti in sicurezza. A questa situazione va aggiunto il carico dell’emergenza Covid, che ha colpito le imprese così come gli utenti. Basti pensare ai proprietari di seconde case residenti in altre regioni limitati negli spostamenti dalle restrizioni dei Dpcm o alla stessa eventualità che un cittadino risultasse positivo al virus”.

A titolo esemplificativo la vicina Regione Toscana prevede sei milioni di euro in tre anni per aiutare cittadini più bisognosi attraverso i Comuni a rinnovare le caldaie e installare impianti di riscaldamento meno inquinanti. La misura ha sia una valenza ambientale che sociale: da un lato permette di avere caldaie più rispettose dell’ambiente, considerando che proprio il riscaldamento è responsabile di circa il 50% dell’inquinamento delle grandi città; dall’altro va incontro a una fascia di popolazione con basso reddito, esclusa da altre forme di incentivo.